Katia
Sono passate due settimane dal nostro rientro dal pellegrinaggio e il ricordo di quella esperienza rimane indelebile tra le piaghe del nostro vivere quotidiano.
Ogni pellegrinaggio vissuto interiormente è speciale e unico; è strano agli occhi di chi assapora i nostri racconti costatare l’entusiasmo sempre nuovo suscitato dall’ennesimo viaggio negli stessi luoghi ripetuti e rivisitati allo stesso modo e non percepire la “noia” della ripetitività.
Negli anni ho notato un profondo cambiamento su come venga vissuto il pellegrinaggio verso quella terra benedetta. Se all’inizio c’è inevitabile la voglia di essere spettatori prescelti di un segno tangibile ai nostri occhi, col passare delle volte ti accorgi che quel bisogno cede il passo allo sguardo interiore dell’anima che trova un dolce approdo nello sguardo di Maria. E allora non ti affanni più a rincorrere eventi straordinari, ma ricerchi piuttosto momenti di silenzio per meglio ascoltare la voce di Dio che ci parla; e ci parla sempre, se solo riuscissimo a fare un po’ di silenzio attorno limitando i rumori di una società che disorienta e talvolta ci impedisce il dialogo con Dio. E’ sempre più difficile saper ascoltare un amico, una persona che non chiede altro che di essere ascoltata. Così quando arrivi a Medjugorje ti accorgi di quella assenza di frenesia e frastuono cui siamo abituati che ti permette di ascoltare e essere ascoltati, di condividere l’esperienza di vita di tante persone venute li per vari motivi, forze anche contro la loro volontà, ma la Madonna ci ha chiamati uno ad uno perché ciascun figlio è prezioso ai suoi occhi.
Sappiamo bene come sia stato faticoso il passaggio dalle nostre coste a quelle Croate, i disagi sono rimbalzati sulle bocche di tutti, generando confusione e turbamento. Sono certa che Maria non si sia fatta attendere di essere incontrata la a Medjugorje, ma, come fece un tempo in viaggio verso Elisabetta, così in un certo senso Ella ci è venuta incontro in soccorso, risollevandoci in un momento arduo del nostro peregrinare. Gesù infatti non tarda mai a prenderci in braccio quando la vita ci sorprende con le sue inquietudini e i suoi imprevisti. Ma “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rm.8,28 ). Nulla avviene per caso e tutto fa parte di quel meraviglioso progetto di Dio a noi spesso incomprensibile. D’altra parte se ciò non lo fosse, non saremmo essere umani con le proprie debolezze e i propri limiti.
Il disagio fisico della traversata non ha lasciato modo alla paura di sopraffarmi; una volta arrivati a Spalato mi son detta che la Gospa non poteva permettere il peggio senza darci la grazia di fare una buona e santa confessione nel più grande Confessionale del mondo!
Come ogni pellegrinaggio ben vissuto con voi Mario e Giovanna, i frutti maturano gradualmente e tornati a casa la mente rielabora i forti momenti di preghiera, di dialogo comunitario e di riflessione.
Amo osservare la natura delle cose e il loro mutar aspetto e colore, come i volti di coloro che partono alla loro prima esperienza a Medjugorje tra mille incertezze, la loro trasformazione giorno dopo giorno, la luce dei loro sguardi e la serenità che trapela dai loro sorrisi.
Sono questi i segni più grandiosi che porto a casa, e allora quando qualcuno un po’ restio e dubbioso in merito a Medjugorje, mi chiede ironicamente se ho visto la Madonna, sono felice di dirgli, SI! L’ho vista nei visi di coloro con cui ho condiviso la camera, i pasti, la salita al monte, e le lacrime di gioia all’incontro con Gesù adorato i ginocchio da migliaia di fedeli.
Siamo sempre in cammino di fede, non esiste in questo un segnale di strada finita o di meta raggiunta, o almeno fino a che Dio ce ne darà possibilità. E’ nostro impegno crescere nella conoscenza della Sua Parola, nutrimento per la nostra anima; e allora anche se i problemi e le ansie continueranno a far parte del nostro quotidiano avremo sempre una risposta e un sostegno generoso da Colui che tutto sa e tutto vede e saprà rialzarci ad ogni nostra caduta, come un buon Padre che ha a cuore i suoi Figli.
Vs. Katia