l 21-10-2009 alle ore 21:21

Massimo Monica e Michela:
“Pregheremo il rosario possibilmente tutti i giorni per chiedere la grazia di poter avere, dopo la grazia ricevuta di Michela, altri figli, per l’intercessione di Giovanni Paolo II al nostro Signore Gesù Cristo, che una cosa sola con il Padre e lo Spirito Santo sono coloro che danno la vita”.

Scrivemmo questa preghiera, che porta in se’ tutta la nostra speranza in Dio di avere un altro figlio, e durante questo mese dissi a Massimo che se fossi rimasta incinta non lo avremmo chiamato solo Giovanni da San Giovanni Apostolo e come secondo nome Paolo da San Paolo, ma Giovanni Paolo, da Giovanni Paolo II. La notte che andava tra il sabato e la domenica, era la domenica del 22 novembre, di Cristo Re’, non riuscivo a dormire, e di mattino essendo il primo giorno di ritardo, dopo aver sentito la banda che suonava sotto casa, andai in bagno, feci il test, era positivo. Eravamo felicissimi ma scioccati dal fatto che il primo giorno dell’ultima mestruazione era proprio quel giorno che avevo scritto quella preghiera, il 21-10-2009 , in più andando a vedere sul calendario il giorno preciso che ero rimasta incinta notai con grande sorpresa che questo miracolo era avvenuto il 5 novembre”SS. Zaccaria e Elisabetta”.

Dopo quattro mesi il 26 marzo, di venerdì, felicissimi, io Massimo e Michela andammo a Fermo a fare l’ecografia di 2° livello che si fa’ intorno alla 21° settimana di gravidanza. Prima di entrare facemmo una preghiera anche rivolta all’angelo custode del nostro bambino. Quel giorno cambiò radicalmente la nostra vita!
Il dottore ci disse; “ Signora, lei a 37 anni non ha fatto l’amniocentesi? “ noi rispondemmo di no, senza dare spiegazioni a lui, ma noi siamo sempre stati contro, perché sapevamo che tutti quelli che fanno quest’esame, lo fanno per vedere se è down o altro, e di conseguenza per abortire, quindi non era per noi un esame che serviva per aiutare il bambino, ma solo per ucciderlo nel caso negativo. Poi il dottore disse senza guardarmi negli occhi; “ ci sono diversi problemi, ha i piedi torti, probabilmente manca un rene ed è idrocefalo. “ Non so descrivere il vuoto che piombò nella mia mente e dissi al dottore, ; “ ma almeno si può sapere se è un maschio o una femmina?. Il dottore disse; “ mi sembra di aver visto che è un maschio , sì è un maschio, ma in questi casi sarebbe consigliato l’aborto”, e noi dicemmo ; “ no, non ci interessa! “ allora il dottore ci diede il nome e il numero telefonico di un’ecografista di 2° livello di Rimini, lo chiamò e ci prese l’appuntamento per la domenica seguente e solo un’ostetrica della quattro che erano nella stanza mi toccò la spalla e mi disse con angoscia “ auguri”. Uscendo dalla stanza cercavo di trattenere il pianto, per Michela, ma dopo pochi passi, lungo il corridoio, scoppiai a piangere, e Michela grazie a Dio non si rendeva conto della gravità, anche se era triste perché aveva capito che Giovanni Paolo aveva dei problemi e non stava bene. Io ero profondamente delusa e sofferente, anche Massimo, ma lui mi stava vicino, cercava di consolarmi, non a parole, perche’ non c’erano parole, ma con tutto se stesso.
Il giorno dopo abbiamo sperato e pregato che fosse stato un errore, ma la domenica a Rimini, il dottore ci confermò che era tutto giusto, anzi era un caso gravissimo e sicuramente sarebbe vissuto, e sarebbe stato un vegetale paralizzato, quindi lui ci disse; “ in Italia ormai è tardi per fare l’aborto, ma non vi preoccupate, vi mandiamo in Svizzera o in Francia “ mi sembra che disse, “ perchè là si può fare”. Ma noi in coro rispondemmo con il nostro dolore; “ no, noi non intendiamo abortire”.
Quell’ uomo ci guardo scioccato, e disse dopo aver pensato che il lunedì seguente mi avrebbe fatto la risonanza magnetica fetale, anche se oramai ero avanti, perchè ero circa alla 22° settimana + 3. Il lunedì feci la risonanza, e il dottore della risonanza ci disse che il bambino aveva anche la spina bifida, quindi sarebbe stato un bambino sicuramente paralizzato. Mi fece la cariotipo fetale, tipo amniocentesi, solo che dovevano prendere, non il liquido amniotico, ma il sangue del bambino.
E’ stato un esame doloroso, lungo e spaventoso, perche’ io vedevo dall’ecografo che loro con l’ago entravano nella placenta, vicino al bambino e si vedeva che il bambino sentiva un intruso. Ad un certo punto Giovanni Paolo con la manina ha avvolto l’ago, come se lo volesse prendere, ed il dottore lo tirava via, poi lo pungeva sulla manina per farlo spostare, e poi ancora lo pungeva mi sembra nel petto per farlo sanguinare, poi aspirava il sangue. Tutto questo era doloroso per me, perche’ non facevano altro che spingere forte ed inserire sempre ago dentro ago sempre più lunghi, e per lui che alla fine cercava di difendersi con le manine, perche’ non voleva, sicuramente soffriva.
E’ stato bruttissimo.
Quando mi sono alzata mi usciva il sangue dal naso ed ero scioccata e preoccupata per il bambino e mi sentivo in colpa, perché avevo permesso questo verso di lui, anche se era un bene per lui questo esame , perche’ sarebbe servito per conoscere bene la situazione ed agire di conseguenza per aiutarlo al momento della nascita, ma dopo di questo sentii forte dentro di me che dovevo difenderlo e proteggerlo ad ogni costo da qualsiasi esame invasivo, perche’ lui era indifeso e solo di me si poteva fidare e contare per essere protetto.
Quel giorno entrando in ascensore per scendere ed uscire dall’ospedale, piegati nel nostro dolore con il volto rivolto a terra, eravamo silenziosi, poi Massimo alza il capo, mi guarda e mi dice ; Monica che facciamo ?? !! queste parole erano come un grido di dolore nel nostro silenzio, non che avessimo pensato all’aborto, ma pensavamo senza parlarci quale grande sofferenza avrebbe vissuto Giovanni Paolo, ma in quel momento è successo qualcosa di vitale per noi.
Il Signore ha sollevato la nostra attenzione e ci ha portato a fissare lo sguardo in un altro punto, cioè sul fatto che quello che ci spaventava e ci stava distruggendo non era la paura che il bambino avrebbe sofferto nella vita, ma la paura di abbandonarci a quella che era la sua volontà , la volontà di Dio era che noi avessimo un figlio così come lui lo aveva pensato per noi. In quel momento il Signore che si era lasciato inchiodare per noi sulla croce, ci stava trasmettendo la stessa sua esperienza, ci donava la grazia di abbandonare la nostra vita in questa croce, e mentre vivevamo questa esperienza iniziava in noi a tornare la vita, e quello che ci aveva da sempre spaventato e cioè un figlio non normale, come lo definivamo noi, ora iniziava a non farci più paura, sentivamo in noi la vittoria di Gesù Cristo sulla nostra paura e sulla nostra morte profonda pur rimanendo la grande sofferenza nei nostri cuori.
La Domenica seguente mentre facevamo le lodi con Michela, eravamo arrivati alle preghiere spontanee.

Io e mio marito avevamo pregato che il Signore ci donasse la fede per accettare la storia che lui stava facendo con noi, mentre quando pregò Michela, rimanemmo profondamente colpiti perche’ lei disse “ Signore io ti prego perche’ Giovanni Paolo possa guarire !”.
In quel momento capii che quella era la fede, non solo accettare la storia che Dio stava facendo con noi, ma chiedere addirittura la sua guarigione perche’ ad un Padre, a Dio si può chiedere tutto, a lui nulla è impossibile se quello che si chiede fa parte del disegno che lui ha pensato per il nostro bene e per la nostra salvezza. Dopo qualche giorno il dottore ci chiamò chiedendoci se ci avevamo riflettuto, ancora sperava che noi abortissimo, ma dopo il nostro” non intendiamo abortire”, ci disse che dal quel momento lui non poteva fare più niente per noi, dandoci il nome del dott. Genitori dell’ospedale Meyer di Firenze, che era uno dei migliori neurochirurghi per questi casi. Fummo presi in carico dal Meyer e fin dall’inizio tenne sotto controllo l’idrocefalia di Giovanni Paolo, ogni due settimane andavamo a Firenze e all’inizio peggiorava sempre più e pensavano di farlo nascere a sei mesi. I ventricoli erano sempre più grandi a causa della pressione del liquido che cresceva facendo aumentare la dimensione della testolina più del dovuto, in più dalla spina bifida che era aperta usciva il liquido che veniva giù dalla testa attraversando mi sembra si chiamasse il tubo neurale, quindi il liquido che usciva da questo tubo faceva tipo imbuto e risucchiava il cervelletto che si era posto alla bocca di questo tubo , quindi la posizione del cervelletto era, dicevano, schiacciato in basso a forma di banana. Per due volte ho chiesto all’ecografista se c’era la possibilità che il bambino non fosse ritardato nonostante questa situazione, e lui mi ha risposto che nella maggioranza dei casi come questo, i bambini erano gravemente ritardati, mentre gli altri avevano comunque dei ritardi molto evidenti.
Di seguito Grazie a Dio tutta questa situazione divenne stabile e questo diede la possibilità a Giovanni Paolo di crescere in utero e di arrivare alla 37° settimana. Fu un tempo per noi di preghiera continua, notte e giorno, lodi, rosario, confessioni, eucaristia, ascolto della parola, messe di guarigione, novene, e di notte quando non riuscivo a dormire, piangendo e pregando, aprivo la bibbia e il Signore mi parlava concretamente; “questa malattia non è per la morte ma per la gloria di Dio perché per essa il figlio di Dio venga glorificato”. E ogni sera aprendo il Vangelo il Signore ci dava sempre parole di guarigione, di fede e di speranza.
Qualche giorno prima che nascesse, il Signore mi disse” non ti ho detto che se credi vedrai la gloria di Dio?”.
Tutte le volte che la sera prima di andare a letto recitavamo il rosario, chiedevamo l’intercessione di tutti i Santi, molti li nominavamo e in più sapendo che Giovanni Paolo era una grazia di Giovanni Paolo II scrivemmo la seconda preghiera.
Il 10 04 10.
Massimo Monica e Michela, ringraziano per il dono di Giovanni Paolo che il Signore ci ha voluto donare per intercessione di Giovanni Paolo II. oggi chiediamo al nostro Signore sempre per intercessione di Giovanni Paolo II, un’altra grande grazia, un grande miracolo, quello di poter risanare completamente il piccolo corpicino che ancora non ha visto la luce di questo mondo perché vive da sei mesi nel mio grembo, questo Tuo e nostro figlio che tu ci hai donato Giovanni Paolo. Per questo noi ci impegneremo di pregare il rosario possibilmente tutti i giorni, con la speranza nel cuore e la consapevolezza che nulla è impossibile a Dio. Grazie!.
L’ultima ecografia evidenziò che Giovanni Paolo aveva ricominciato a peggiorare, ed essendo ormai circa alla 35° settimana, quel giorno i dottori misero la data del cesario per il 6-7-2010, e il dottore che era lì, mai visto prima, disse:” Avete avvertito questi genitori che il bambino potrebbe morire appena nato?” perchè essendo prematuro e con tutti questi problemi, potrebbero essercene anche altri nascosti che non sappiamo e potrebbe non farcela a respirare nonostante venga intubato.
Questa fu una notizia che non sapevamo e che ci fece molto soffrire perché desideravamo con tutto il cuore che lui vivesse,in quel momento con le lacrime ed un nodo in gola, chiesi se poteva essere presente un presbitero al momento della nascita per battezzarlo prima che morisse, ma i dottori mi dissero di non preoccuparmi perché questo potevo farlo io come madre o loro stessi.
Devo dire che mentre la prima volta che sapemmo lo stato di Giovanni Paolo io pregai nella mia sofferenza così; “Signore, Tu me lo hai donato, ma se deve soffrire così, riprendilo con Te!”, ma dopo che il Signore ci ha fatto risorgere da questa morte noi volevamo questo figlio così come il Signore voleva darcelo, ora dopo che ci dissero che poteva morire nel nascere, pregavamo che non morisse, perché lo desideravamo e lo amavamo così come era, faceva parte di noi, della nostra famiglia, e non volevamo lasciare nostro figlio.
Il 5 di luglio partimmo per Firenze, io, Massimo e Michela senza sapere cosa Dio stava preparando per noi, con la carrozzina in macchina, con una tutina bianca per Giovanni Paolo nel caso morisse e due tutine estive in caso servissero, eravamo abbandonati nelle mani di Dio e guidati da Lui. Il pomeriggio mi ricoverai alle 17:00, e mi accorsi che avevo più contrazioni del solito, ma ero alla fine della 37° settimana quindi stavo tranquilla. Il cesario era fissato per le 8:00 del mattino, quindi Massimo e Michela mi salutarono e andarono in un appartamento che avevamo affittato per un tempo indeterminato. Feci cena e le contrazioni continuavano una ogni 15 minuti, lo dissi ad una infermiera e poi verso l’una di notte diventarono una contrazione ogni 10 minuti. Chiamò la dottoressa che mi aveva seguito da sempre, anche se in quel momento non era di turno. Arrivò e disse che il macchinario non segnava le mie contrazioni, chiamò il dottore che dirige il reparto, mi visitò e disse che era tutto tranquillo.
La dott.sa mi mise una flebo di vasosuprina perché comunque dovevamo arrivare alle 8:00 del mattino e mi disse che la pancia grazie alla flebo si sarebbe ammorbidita e mi sarebbe venuta probabilmente la tachicardia e poi se ne andò.
Verso le 2: 30 le contrazioni continuavano più vicine e richiamarono la dottoressa, ritornò tutta assonnata dicendomi; “ che succede??” Da lì iniziammo a parlare mentre preparava il macchinario mi chiese come si chiamava il bambino, io le dissi “ Giovanni Paolo “ e lei “ come il Papa !!” io “ veramente e grazie al rosario e alla sua intercessione che e’ arrivato “ e lei “ mi fai venire i brividi, perche’ ho nel cuore Giovanni Paolo II “ . Poi accese il macchinario ed esclamò“ non ci posso credere, non dimenticherò mai questa notte e questo bambino, questo e’ stato Giovanni Paolo II !!!!! “. Io allora le chiedo che cosa succede e le mi spiega che quel macchinario che aveva acceso era da un anno che trasmetteva in lingua tedesca e non erano mai riusciti a rimetterlo in italiano ed in quel monumento era riapparso in italiano e gli segnalava le contrazioni che prima non segnalava ed erano molto forti, quindi chiamò immediatamente il dottore che entrando in stanza disse; “che succede” e lei “ guarda è riapparso in italiano” e lui “ sarà l’orario notturno” e lei “no! Questo è Giovanni Paolo II che è qui!!!“ il dottore mi visita e facendo una faccia scioccata disse di chiamare immediatamente tutta l’equipe di dottori per un taglio d’urgenza e poi appoggiandosi coi i gomiti sulla sponda del letto, mi guardava fisso, ma non guardava me, ma oltre e pensando disse con un mezzo sorriso; “ non e’ possibile , non e’ possibile” si riferiva al fatto che non era possibile che lui fissasse un giorno per il taglio cesario alla 37° settimana alle 8;00 di mattina ed io ero entrata in travaglio e dovevano farmi un cesario d’urgenza alle 3:25 della notte dello stesso giorno. Tutto questo ci trasmetteva a tutti una verità, che non erano loro ad aver scelto il 6 luglio, ma che era Dio che lo aveva deciso sorpassando e sorprendendo tutti.
Mi prepararono, io chiamai Massimo dicendogli che le contrazioni erano continue ma di stare tranquillo perche’ tutto andava bene e tra il travaglio che avevo vissuto e tutta questa storia non gli dissi che mi avrebbero fatto il taglio d’urgenza.
Io lo davo per scontato invece lui non aveva capito nulla. Quattro infermiere mi portarono di sotto in una sala che avevano improvvisato operatoria perchè in reparto chirurgia non esistono tagli di urgenza ma è tutto programmato. Mentre andavamo giù io dissi tranquilla a queste infermiere; “io lo sapevo che sarebbe nato stanotte tra le 3 e le 4 “ e loro “ perche’ ?” io “ perche’ in questa ora alcuni fratelli della mia comunità e di quella di mia sorella ( perche’ io faccio parte della comunità neocatecumenale ) stanno in piedi a pregare!!
Le infermiere si guardarono stupite tra loro.
Entrata nella sala operatoria mi fecero una puntura sulla schiena ed una parte del mio corpo si addormentò, mentre io ero lì cosciente abbandonata nelle mani di Dio nella attesa che si svelasse da questo momento quello che era il suo disegno nella mia vita, ma per sua grazia ero tranquilla, non mi sentivo sola, anzi sentivo che il Signore mi stava avvolgendo con il suo amore, era lì presente in quella stanza.
Appena nato Giovanni Paolo lo portarono via e un’infermiera accarezzandomi mi disse : “e’ andato tutto bene, stai tranquilla, lo senti che piange nell’altra stanza ???” ma io non lo sentivo.
Mi riportarono sopra e alle 8:00 arrivarono Massimo e Michela convinti che io dovessi ancora uscire per il taglio quando io dissi loro “e’ nato!” , loro non ci potevano credere mio marito ci rimase un po’ male, ma era andata bene così. La dottoressa venne a trovarmi e mi disse : “ sono andata a vederlo, e’ tanto bellino di viso, certo, le gambine sono tanto bruttine, però Monica, noi ci aspettavamo che nascesse un idrocefalo con la testa grande, invece lui ha la testolina normale!.
Tutto questo fu per me una grande notizia e mi diede tanta gioia. Venne un altro dottore che mi disse: “ signora il bambino come le avranno sicuramente detto è paralizzato dalla vita in giù, accolsi questa notizia rimanendo in silenzio.
Alle 11:00 Massimo andò a trovare nostro figlio, ed io aspettavo con ansia il suo ritorno. Tornato, guardandomi fisso sorridendo mi disse: “Monica è bellissimo guarda, quando vidi le foto del suo visino, vidi un bambino bellissimo, non avrei mai potuto immaginare un bambino così, dopo tutto quello che mi avevano detto, era un angioletto. Il pomeriggio arrivò il dottore della mattina e mi disse: “ signora e’ venuto il dottor Genitori, ha visto che la spina bifida e’ molto bassa quindi pizzicandogli le gambe esse hanno reagito, quindi non e’ paralizzato. Appresi questa seconda notizia sempre rimanendo in silenzio e ricordando che Dio mi aveva dato due segni per infondere in me la speranza durante la gravidanza, il primo era che il bambino cresceva come un bambino sano, il secondo era che se anche mi avevano detto soprattutto a Rimini che il bambino era paralizzato dalla vita fino ai piedi,io invece lo sentivo muovere tantissimo in due diversi punti,quindi per me una parte erano i piedini ed una parte erano le manine. Il pomeriggio andai in terapia intensiva con la sedia a rotelle per vederlo, prima di lui vidi una bambina idrocefala con la testolina tanto grande che dopo due giorni era sparita senza sapere che fine avesse fatto,poi vidi Giovanni Paolo, era bellissimo , tranquillo,un angioletto,che miracolo!. Il giorno dopo lo dovevano operare, quindi chiamammo il parroco dell’ospedale, un frate tutto vestito di bianco che lo battezzò con il rito breve con l’acqua battesimale alla presenza di Massimo, poi alla sera venne operato, l’intervento durò 5 ore e tutto andò bene grazie ai dottori ma soprattutto grazie a Dio.
E’ stata una gioia andare di seguito d’urgenza a comprare qualche tutina, chi l’avrebbe mai detto!.
Da quel giorno in poi al contrario di prima fu un percorso in salita, sempre meglio e abbiamo visto un miracolo dietro all’altro.
Noi sapevamo durante la gravidanza che c’era la possibilità che a causa della conformazione non regolare della corteccia cranica, lui non avrebbe parlato ne mangiato con la sua bocca, non avrebbe visto con i suoi occhi, non udito, avrebbe avuto problemi di deglutizione di soffocamento, ma questa conformazione non regolare poteva dipendere o dal fatto che era proprio malformata o dalla pressione che faceva il liquido non avendo una naturale via d’uscita e la risposta l’avremmo potuta avere solo dopo l’intervento e l’impianto della derivazione.
Dopo averlo operato hanno fatto una risonanza ed un altro miracolo è stato proprio questo, la conformazione ora appariva regolare quindi Giovanni Paolo poteva vedere,ascoltare, parlare, mangiare,grazie a Dio!
Al T.I.N. (Terapia Intensiva Neonatale ) lo chiamavano il bambino del contrario, perché tutto quello che in teoria non doveva fare lui lo faceva e pure bene.
Il muovere le gambe, fare i bisogni dopo aver tolto il catetere senza essere stimolato con manovre adeguate e poi dal cibarsi con il sondino al passare al biberon e rapidamente al seno, a questo punto la dottoressa caposala del T.I.N. usò una frase poco pulita ma vera; ”Questo bambino ci dimostra che con i libri di medicina ci possiamo pulire il …! Siamo ritornati a casa da Firenze il 11 Agosto pieni di gioia e con Giovanni Paolo sano e vivo nella carrozzina!
La cosa bella è che quando è nata la nostra prima figlia Michela dopo tre anni che la desideravamo immensamente, nel momento di ritornare a casa dall’ospedale eravamo preoccupati di come sarebbe andata nonostante non aveva problemi, mentre ora tornando a casa con Giovanni Paolo, con tutti i problemi che aveva, non avevamo affatto paura, perché sapevamo che sarebbe andata come Dio voleva e mentre dopo nata Michela ci siamo riaperti alla vita dopo 7 mesi, con Giovanni Paolo nonostante è stato un taglio cesario ci siamo riaperti alla vita circa dopo tre mesi con il desiderio di avere altri figli ma soprattutto con la consapevolezza che Dio sa quello che è bene per noi.
Oggi Giovanni Paolo ha quasi dieci mesi: è cresciuto e si comporta in tutto come un bambino normale, è un bambino che ha una gioia e una pace incredibile, dicono tutti che il suo volto trasmette tranquillità e pace.
Mio marito ha lasciato il lavoro per lui perché ha bisogno di essere seguito continuamente. Tre volte alla settimana va’ al Santo Stefano per il programma di riabilitazione, una volta la settimana dalla osteopata per la testolina e andiamo una volta ogni due settimane a Vicenza per raddrizzare i piedini con i gessi ed un altro miracolo è che hanno detto che anche se con i tutori perché l’unica cosa che non muove sono i piedini, però con questi tutori presto potrà camminare e questo è un altro dei tanti miracoli.
Abbiamo visto la presenza del Signore che ci precedeva in ogni nostro passo, suscitando nei cuori di chi incontravamo nel nostro cammino amore e disponibilità e in tutto quello che abbiamo fatto per stimolare Giovanni Paolo fino ad oggi, nessuno ci ha mai chiesto un euro,non solo c’è stato anche chi ci ha aiutato senza che noi lo sapessimo e grazie a questa persona che poi abbiamo saputo chi era ci si sono aperte immediatamente porte che servivano per iniziare a raddrizzare i piedini di Giovanni Paolo nel giusto momento cioè verso i tre mesi, invece se così non fosse stato saremmo potuto intervenire solo verso i sei o sette mesi, quindi troppo tardi per ottenere i risultati che invece abbiamo ottenuto fino ad ora.
Il Signore ha fatto e sta’facendo bene ogni cosa e con Giovanni Paolo ha cambiato la nostra vita certamente in meglio e noi grati a Dio di un figlio così speciale viviamo abbandonati alla Sua volontà ogni giorno nella gioia.
Tutta questa storia è stata un’esperienza meravigliosa, forte, che ci ha fatto tanto soffrire, ma è stata una grazia perché abbiamo potuto vivere nella nostra persona la vicinanza continua con Dio, che ci ha dato la vita passo dopo passo, ha dato senso a questa storia momento dopo momento e ci ha mostrato come la vita non ci appartiene nè la nostra nè quella dei figli perché sono prima di tutto figli di Dio e solo Lui sa quello che è bene per i suoi figli, ma non il bene che noi pensiamo con la nostra mente ma il bene di Dio che è amore vero ed ha un unico fine, la nostra salvezza per la vita eterna.
Quando il Signore ci ha chiesto di mettere la nostra vita a disposizione di Giovanni Paolo che si presumeva sarebbe stato un vegetale, mi ha chiesto come madre di amare senza nulla in cambio nemmeno uno sguardo cosciente di un figlio rivolto alla mamma, senza un sorriso, un sentirsi chiamare mamma, senza un bacio o un abbraccio affettuoso,senza una gratificazione di alcun genere,senza niente in cambio, questo per una madre è dolorosissimo,il perché non si riesce ad esprimerlo a parole, ma lo si può solo vivere sulla propria persona. Tutto questo sicuramente per il mondo non aveva senso, molti non capivano, ma per noi tutto questo aveva un unico senso; Dio non si era sbagliato con Giovanni Paolo, Dio non lo aveva creato per questa vita ma per La Vita Eterna e quindi sia che fosse vissuto un’ora un giorno o un anno o venti anni questo solo Dio lo sapeva, ma questo era ed è uguale sia per Giovanni Paolo come per un altro bimbo o persona sana, poi anche il come lo si vive, se su un corpo sano o no, chi ha detto che tutti dobbiamo essere fisicamente sani?, in quei momenti ho veramente pensato e creduto che era meglio un figlio che avesse avuto problemi fisici e fosse vissuto per poco tempo ma fosse andato in cielo piuttosto che avere un figlio sano, che magari chissà quanto vive e poi non crede in Dio si perde e và all’inferno.
Con Giovanni Paolo c’è stata data anche la possibilità di entrare un po’ sul vero senso della sofferenza, che come dice un canto parlando di Gesù durante la passione”davanti a Lui si copre il volto”.
Questo è vero: davanti la sofferenza tutti scappano, si girano, perché non la si vuole nemmeno guardare, perché non ne capiamo il senso, anche noi prima non sapevamo come reagire davanti ad una persona con problemi più o meno gravi, ma grazie a Giovanni Paolo abbiamo capito che la sofferenza dell’uomo, dell’anziano, del bambino o del bambino che ancora deve nascere in questo mondo, ha un grande senso, è uno stato di vita soprannaturale, perché se credi ti avvicina a Dio e la tua sofferenza si unisce alle sofferenze di Gesù Cristo che sono servite e serviranno sempre per la salvezza di ogni uomo.
Quello che mi fa soffrire è che ci sono negli ospedali dei casi di sofferenza enormi, queste sofferenze che portano questi genitori sono croci atroci che ti schiacciano, che pur continuando a vivere ti uccidono se non ne capisci il senso o il perché.
Croce che anche noi avremmo scaricato con un aborto, uccidendo la nostra anima insieme a Giovanni Paolo, o croce che pur tenendola ci avrebbe ucciso perché non ne avremmo capito il senso, ma Dio, come un Padre meraviglioso ci ha condotto in questo cammino di fede portandoci a suo figlio Gesù Cristo che con la sua morte ha distrutto la morte ed è Risorto e risorgendo ci ha fatto risorgere anche a noi dalla nostra morte dalle nostra paura e ci ha ridato la vita, grazie allo Spirito Santo che ci ha sostenuto donandoci la Fede, la Speranza, la pace, grazie a Maria che ci è stata sempre vicina soprattutto quando recitavamo il rosario sentivamo la sua consolazione, il suo amore e molto mi ha aiutato il meditare la sua storia, il suo SI.
Grazie all’intercessione di Giovanni Paolo II, a tutti i Santi, a tutti quelli che hanno pregato e continuano a pregare per noi e sono in molti anche in altri stati , perchè fin dall’inizio abbiamo chiesto preghiere a tutti, conventi, comunità, in Africa, in Spagna, da Madre Speranza; grazie a mia zia Vittoria che è una suora e ha fatto pregare per noi oltre al convento dove vive lei anche dove sta’ “Il Gesu’ Bambino” a Gallinaro; grazie a tutti quelli che si sono stretti a noi con amore; a Don Enzo il presbitero della nostra comunità e a Don Pietro che è il presbitero della nostra parrocchia, entrambi hanno pregato per noi insieme alle loro comunità; grazie alla nostra comunità e alla comunità di mia sorella, che hanno sofferto e sperato con noi; ai nostri catechisti ed alla loro comunità, a Don Mario e a tutti i seminaristi del “Redemptoris Mater” di Macerata, perché sono più che sicura che tutti questi fratelli ci hanno sostenuto con le loro preghiere facendoci sperimentare la comunione dei cuori, l’amore e la potenza della preghiera; grazie a tutti quelli che ci hanno aiutato in ogni modo, soprattutto grazie alla mia famiglia che avevo perso tempo fa’ a causa della mia cecità spirituale , ma che il Signore mi ha ridonato completamente rinnovata in Lui da quando circa quindici anni Fa’, siamo entrati nel Cammino Neocatecumenale.
In tutta questa storia sono stati importantissimi per me,perché ho potuto contare in ogni momento su di loro in tutto, sia materialmente che spiritualmente, sono stati una cosa sola con noi fino ad oggi;
anche se in questo momento sono lontani fisicamente,perchè il 10 Maggio 2011, i mie genitori sono partiti per il Perù come famiglia in Missione, tutto questo mi mostra quanto e’ grande l’amore che Dio ha per ognuno di noi e che niente è impossibile a Lui.